Bianco e nero – La città di Goma

La settimana scorsa si è parlato molto della città di Goma. Siamo portati a giudicare, a mettere delle categorie per capire meglio il mondo. Dividiamo in bianco e nero le cose affinché ci risultino più facili da comprendere. Ma non sempre questo atteggiamento ci dà ragione. Anzi…

In questi giorni ho sentito molto parlare della città di Goma e sono rimasta molto scossa da quello che è successo all’ambasciatore italiano ed al carabiniere ed all’autista che lo accompagnavano. Goma, nonostante tutto, è una città a me cara, la considero casa mia, ci ho vissuto e lavorato per circa 8 anni e credo di conoscerla bene.

Quando sono arrivata a Goma ero molto giovane; avevo 17 anni e mi stavo trasferendo a Goma per frequentare l’università. Sono partita da Kisangani, la mia città natale e non ero mai stata in un altra regione. Sapevamo che Goma era una città pericolosa;

Kisangani è lontana circa 700 km da Goma e, arrivarci con l’autobus, è una vera e propria avventura. Se la strada è in buono stato, se l’autobus non si guasta, possono volerci anche 2-3 giorni di viaggio. Se invece ci sono problemi, ci si mette anche 7-8 giorni.

La mamma aveva risparmiato per pagarmi un aereo fino a Bunia e poi avrei dovuto proseguire in autobus. Così sono partita, era il 2007. Sono passata da Beni, poi da Butembo e giù verso Goma.

Escludendo il volo, ci ho messo circa 2 giorni per arrivare a Goma. Ero in costante contatto con mia mamma per aggiornarla sul viaggio ma molto spesso, in quelle zone, il telefono cellulare non funzionava.

La mamma mi aveva lasciato dei soldi ma mi aveva detto di non spenderli durante il viaggio. Quei soldi sarebbero dovuti servire nel caso avessi incontrato dei gruppi ribelli perché se mi avessero trovato senza soldi, avrebbero usato violenza su di me o sulla gente che viaggiava con me.

Una volta arrivata, ho subito chiamato la mamma per dirle che tutto era andato bene. Scendendo da Butembo sono passata anche da Kibumba, il luogo tristemente noto in questi giorni per l’assassinio dell’ambasciatore italiano e delle persone che lo accompagnavano.

Quando si passa di là, si vedono i campi e gli orti che circondano Goma e che la riforniscono di cibo. Si coltivano cavoli, patate, cipolle, carote; la terra di quel territorio è molto fertile e le verdure crescono meravigliosamente. Purtroppo quelle terre sono anche piene di minerali preziosi e, per questo motivo, sono lo scenario di una guerra che dura da sempre e che sembra non avere fine.

Goma è la città dove ho studiato, dove ho conosciuto mio marito, dove ho lavorato in banca per 4 anni ed è anche la città dove circolano gruppi armati ribelli, dove ogni giorno succedono violenze terribili, dove molte nazioni si disputano i minerali del territorio.

Goma è una città piena di contraddizioni; la città dove sono diventata adulta e un luogo dove ho sofferto per la violenza della guerra che è sempre presente. Nutro sentimenti cari per Goma, nonostante tutto ed è qui che ho iniziato a ragionare sulla mia esperienza di migrazione.

Goma è il bianco ed il nero, il bene ed il male, luce ed oscurità, il sole e la luna, il pieno ed il vuoto… Goma, per me, è tutto ed il suo contrario.

Ho voluto rispettare il silenzio per la tragedia che è successa a Goma la settimana scorsa e, pensando a Goma, ho voluto preparare un piatto semplice che mi ricordasse la città.

Cavoli croccanti impreziositi da listarelle di guanciale con patate saltate aromatizzate al curry.

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Eliseo Tacchella
Eliseo Tacchella
2 anni fa

Grazie mille, Clarissa, il Congo sarebbe un paradiso, continuamo a parlare, a far conoscere, a denunciare, il mondo deve sapere quanta ingiustizia c’è in Congo, coraggio

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