Questo è il racconto di come sono passata dal lavoro in una banca internazionale alla raccolta della frutta, dalla banca alla frutta in pochi mesi.
Ho lavorato per anni in una banca internazionale quando abitavo in Congo. Sono laureata e avevo una posizione in Congo. Sono arrivata in Italia con mio marito e, in un momento, mi sono ritrovata analfabeta.
I miei titoli non valevano più nulla e per lo stato italiano non avevo nemmeno il diploma della scuola media. E ho dovuto ricominciare da capo.
Non conoscevo la lingua e, anche se avevo lavorato in banca, non valeva nulla se non potevo vendere le mie capacità.
LA SPERANZA
Quando uno arriva in Italia come ho fatto io, ha una gran voglia di lavorare e di scommettere sul futuro. Vorrebbe anche dimostrare le proprie capacità e molto spesso si deve scontrare con dinamiche differenti.
Inizialmente le persone mi evitavano, mio marito e la mia mamma mi hanno sostenuto molto nei primi periodi. E mi sono iscritta alla scuola media, sia per imparare la lingua italiana e sia per avere un diploma riconosciuto.
Ho iniziato anche a lavorare; ho trovato solo un lavoro nella raccolta della frutta. Non ne avevo strettamente bisogno, fortunatamente non ero per strada, ma ho deciso di andare comunque perché, lavorando nella mediazione culturale, volevo capire come era la vita della maggior parte dei migranti africani che sono costretti a trovare il primo lavoro che capita.
Volevo capire quale fatica devono sopportare ogni giorno. Ho raccolto la frutta per una settimana in agosto. Era sfiancante!
CHIUDERE CON LA VECCHIA VITA
Ma la cosa che mi faceva più male era la rinuncia alle aspettative. Lavoravo in banca, parlo quattro lingue, ho una laurea, ma non conta nulla. Fa molto male sapere che nessuno riconosce le tue abilità, le tue potenzialità.
Io ho dovuto vivere il lutto per chiudere con la vecchia vita e ricominciare con quella nuova da zero. Questo è stato il mio dramma più grande. Credo che i migranti soffrano molto di questa situazione.
Oggi ho preparato una crostata con i frutti che raccoglievo nei campi a dimostrazione che piano piano, con la speranza e la perseveranza si riesce a raggiungere i propri obiettivi. Una torta di speranza, una torta di rinascita.