Noci di caju

Quando sono stata per la prima volta in Africa dell’ovest mi sono trovata a vivere in un paese che non sembrava inizialmente molto diverso dal Congo.

Alla fine siamo sempre africani, pensavo, ma pian piano tutte le differenze di un paese che si trova a qualche migliaio di chilometri dal mio, sono emerse.

D’altronde è come se un Spagnolo pensasse che in Germania ci sono le stesse abitudini solo perché si trova in Europa. L’africa è grande e abitata da tanti popoli differenti.

Una delle cose nuove che ho ritrovato in Benin è stata la coltivazione di prodotti locali differenti. In particolare le noci di cajù, meglio conosciute in Italia come anacardi.

Passeggiando lungo le strade di Cotonou si possono trovare le signore che vendono dei sacchetti di anacardi tostati pronti da sgranocchiare camminando.

Gli anacardi sono una delle coltivazioni più diffuse in Benin; di solito viene raccolto dalle donne che forniscono mano d’opera nei campi enormi vicino a Cotonou. Conoscevo gli anacardi ma non pensavo che il Benin fosse uno dei maggiori produttori mondiali.

Ho pensato quindi ai prodotti locali di ogni territorio, del veneto e del Benin, di Verona e di Cotonou ed ho immaginato una ricetta fusion molto local.

Ho preparato dei bigoli fatti in casa e li ho serviti con una salsina a base di monte veronese, radicchio di Verona, speck tirolese e anacardi tritati.

Una ricetta piena di tradizioni locali italiane che trasmettono un’identità unica al piatto ma che lancia uno sguardo alle donne del Benin.

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